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domenica 29 settembre 2013

"La chemioterapia è cancerogena, è confermato dall'OMS"

Sembra una barzelletta, purtroppo è tutto vero: la chemio è cancerogena. Sì, avete letto bene: la terapia che dovrebbe curare i tumori, in realtà in alcuni casi è un agente che ne scatena l'insorgere.

In realtà, c'è da dire che già da tempo si conoscono gli effetti collaterali di questa cura.

Per fare un esempio, già nel 1938 il farmaco DES, usato principalmente per curare il cancro alla mammella, era stato messo in discussione per i suoi noti effetti collaterali, anche nel lungo termine. Tuttavia, il DES uscì fuori commercio solo nel 1970, sostituito dall'altrettanto discusso TAMOXIFEN. A proposito di TAMOXIFEN, il ricercatore canadese Pierre Blais lo descrive come “farmaco spazzatura che si pone ai vertici del mucchio di immondizia”, poiché promotore di cancri particolarmente aggressivi all'utero e al fegato, nonché responsabile di fatali coagulazioni di sangue e ostacolo ad altre numerose funzioni.
É sconcertante pensare che tutti quei milioni di donne che decidono di curare il cancro alla mammella con chemioterapie, allo stesso tempo stanno inconsapevolmente assumendo sostanza classificate come cancerogene.

Come se non bastasse, una statistica condotta dall'OMS in unione con l'American Cancer Society, quantifica il reale beneficio della chemioterapia in una media di appena il 2,2%. Come dire: i rischi sono di gran lunga maggiori dei reali effetti positivi.
A tutto questo, c'è una spiegazione scientifica.

La chemioterapia distrugge il DNA di tutte le cellule che si dividono velocemente. Le cellule cancerogene si dividono rapidamente. Ma anche le cellule del sistema immunitario si dividono rapidamente! La chemio, in sostanza, distrugge anche l'unica cosa che può salvarci la vita! Questo avviene perché nel nostro corpo una stessa proteina funzionale (come quelle attivate dalla chemioterapia) può svolgere compiti completamente diversi in distretti diversi del corpo. Sono i famosi “effetti collaterali”. A volte possono essere leggeri; altre volte, come nel caso della chemio, possono essere devastanti.

Altro dato interessante: la chemioterapia non distruggerà mai il 100% delle cellule cancerogene. Al massimo potrà eliminare dal 60% all'80% (nel più ottimistico dei casi!) delle cellule cancerogene. Il “resto” del lavoro è svolto dal nostro sistema immunitario.

La domanda ora sorge spontanea: perché è stato possibile continuare a curare i malati di cancro con la chemio per così tanto tempo, senza cercare una soluzione alternativa?
Pigrizia? Ignoranza? Interessi “maggiori” di quelli dalla salute delle persone (dato che un trattamento chemioterapico può costare al Sistema Sanitario Nazionale anche mille euro al giorno)? Forse a questa domanda non avremo mai una risposta. E allora facciamone un'altra: esiste davvero una soluzione alternativa per la cura del cancro?

Per trovare una risposta, bisognerebbe prima capire cos'è il cancro. Secondo il professor Giuseppe Genovesi, ricercatore universitario presso il Policlinico Umberto I di Roma e presidente del PNEI: «Bisogna riconsiderare l'uomo non più come un organismo biochimico, ma come un organismo biofisico. Le nuove scoperte della Fisica Quantistica ci dicono che noi siamo costituiti sì da atomi, molecole, ma ci dice anche che questi atomi e queste molecole non sono altro che la manifestazione di una determinata frequenza di energia. Il cancro è il risultato di un'alterazione delle frequenze del nostro corpo, che causa un errore informazionale nelle nostre cellule, facendole ammalare. Se quindi guardiamo all'uomo come a un campo energetico costituito da fotoni e non più come a un semplice aggregato di atomi, è chiaro che si può guarire semplicemente ripristinando i corretti flussi di energia nel nostro corpo, in modo tale che le cellule malate riacquistino le giuste informazioni e ripristino le loro corrette funzioni.»

E chi legge le “informazioni” che riceviamo dall'esterno? Per decenni si è creduto che i nostri geni fossero responsabili della nostra salute. Se un genitore era morto di cancro al polmone, lo stesso destino avrebbe potuto attendere suo figlio. Ma non è così. Uno studio condotto dalla università di Montreal ha evidenziato che su 100 donne con cancro al seno, solo 7 trasmetteranno il gene malato alle proprie figlie. E tra le figlie portatrici del gene malato, non è detto che tutte si ammaleranno di cancro. E lo stesso ci insegna lo scienziato americano Bruce Lipton: non sono i geni a farci ammalare, ma il modo in cui il nostro corpo interpreta gli stimoli ambientali. Per questo Lipton parla di “Biologia delle credenze”. La nostra mente inconscia elabora ogni secondo oltre 4 miliardi di informazioni e risponde ad essi in base a come è stata programmata.

Come ci ricorda anche il dr. Marco Fincati, ideatore del Metodo RQI®: «È la nostra mente inconscia che controlla il 95% delle nostre funzioni. È lei che regola la respirazione, la digestione, il battito cardiaco, la pressione arteriosa. È lei che “legge” le informazioni dell'ambiente  e attua meccanismi di risposta appropriati. Allo stesso modo, è lei che sa quali frequenze sono giuste per noi. Possiamo quindi comprendere quanto sia importante imparare a comunicare con la mente inconscia, se vogliamo prendere piena consapevolezza della nostra vita. Imparare a comunicare  con la nostra Mente Profonda è infatti l'unico modo per determinare autonomamente se i flussi di energia nel nostro corpo sono corretti o scorretti. Le cellule impazzite del cancro non sono altro che cellule che hanno ricevuto frequenze sbagliate. Ridando loro le giuste informazioni, esse possono riappropriarsi della loro corretta natura e ripristinare tutte le loro funzioni.»

Da quali risorse possiamo attingere per ridare le giuste frequenze al nostro corpo? Il Metodo RQI® lo fa a partire da tre soluzioni, che lavorano sui tre differenti “livelli” che costituiscono l'essere umano: la materia, l'energia e lo spirito.


sabato 28 settembre 2013

"La Medicina del futuro curerà a distanza": le conclusioni del Prof. Genovesi coerenti con l'approccio RQI

Lui si chiama Giuseppe Genovesi, è ricercatore presso il Policlinico Umberto Primo di Roma, presidente dello PNEI e promotore di quella che è già stata definita come la Medicina del Futuro. PNEI sta per “Psico Neuro Endocrino Immunologia”. 

«Il corpo umano è il risultato di un'integrazione di sistemi. Noi non siamo sistemi costruiti a compartimenti stagni. Siamo vivi e “funzioniamo” grazie alla sinergia tra i sistemi nervoso, endocrino e immunitario. I quali sono a loro volta controllati dalla nostre psiche», spiega il professor Genovesi.

Invece «I nostri corsi di laurea (in Medicina, ndr) non sono integrati ad altre discipline che hanno una storia molto più antica della nostra, né ai nostri studenti viene spiegata la fisica quantistica, che ha cambiato i paradigmi dell'ormai riduttiva fisica newtoniana. C'è una costrizione culturale per la quale vengono insegnati paradigmi terapeutici prestabiliti e non altri.»

E così l'individuo non è più un individuo, ma è una malattia, che viene gestita con un approccio terapeutico sempre uguale. Ma per dieci individui affetti da una stessa patologia, le soluzioni terapeutiche non possono essere sempre uguali. Questo perché ogni persona ha una sua specificità che non può essere tralasciata, ma che deve sempre essere considerata. 

Da queste considerazioni, il professor Genovesi ha avvertito la necessità di trovare nuove soluzioni. Il suo è un approccio olistico (l'uomo è considerato nel suo insieme e non come semplice “agglomerato” di organi o tessuti) che sfrutta le nuove conoscenze della fisica quantistica integrandole con le tradizioni più antiche. 

Proprio come fa il Metodo RQI.

Spiega ancora Genovesi: «Siamo tutti d'accordo che la medicina è una soltanto. Essa viene poi espressa in modo diverso a seconda del contesto culturale in cui è nata. La nostra medicina è galileiana ma oggi è stata inquinata dagli interessi delle lobby farmaceutiche. Questa medicina è efficace nell'emergenza, ma discutibile se si devono affrontare malattie croniche.»

Il nuovo approccio proposto dal professor Genovesi fa tesoro, tra le altre cose, del principio quantistico secondo il quale le particelle correlate comunicano tra loro. Questo principio è stato spiegato da più di un esperimento. «Per esempio, si è prelevato del sangue di uno stesso soggetto e lo si è messo in due provette diverse. Solo in una provetta è stato iniettato un virus, allo scopo di promuovere la creazione di anticorpi da parte dei globuli bianchi. Si è verificato che gli anticorpi venivano effettivamente prodotti non solo dal sangue nella provetta che aveva ricevuto il virus, ma anche in quella che non lo aveva ricevuto.»

Tutto questo è spiegato anche dalla teoria dei biofotoni del fisico Fritz-Albert Popp. Aggiunge il professore: «Nel concreto, ciò significa che abbiamo nuove possibilità per curare “a distanza”, prelevando il DNA di un paziente che è correlato al resto del suo corpo. Si può così lavorare sui fotoni del DNA prelevato in modo mirato, immediato e non invasivo.»
Ci sono già persone che utilizzano le foto delle persone per guarirle a distanza. Sembra stregoneria, ma in realtà ha una sua scientificità. Spiega ancora una volta Genovesi: «Se i fotoni vengono sollecitati in un certo modo, siamo in grado di produrre effetti sul paziente anche se si trova altrove. Lo abbiamo verificato su un gruppo di topolini, che sono stati fatti ammalare di cancro e che sono stati poi divisi in due gruppi. Un gruppo è stato fotografato e l'altro no. Il gruppo fotografato è stato sottoposto a sollecitazione vibrazionale attraverso le proprie fotografie. I topolini non fotografati sono morti, quelli fotografati e trattati terapeuticamente a distanza, sono guariti.»

Sembra fantascienza. Invece è la medicina del futuro. E i suoi principi sono gli stessi sui quali si basa anche il Metodo RQI® che permette a chiunque, privati e professionisti, di mettere in pratica da subito nella propria vita quotidiana le infinite potenzialità della medicina del futuro.

Impara ad applicare queste informazioni nella vita di tutti i giorni:
   

martedì 17 settembre 2013

Medici e infermieri dichiarano pubblicamente: "La sanità è solo una macchina per fare soldi."

Nell'era di Internet, le informazioni viaggiano sempre più veloci. E le bugie hanno le gambe sempre più corte. Al punto che anche per le lobby di potere internazionali diventa difficile celare la verità. E così sul web si rincorrono le denunce di chi, lavorando in determinate realtà, sente la necessità di informare la "gente" su quello che sa. 
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un articolo che raccontava dell'esperienza del dottor Giuseppe De Pace. Vent'anni di servizio in ospedale, come ortopedico, lo hanno portato alla consapevolezza che la medicina ufficiale è obsoleta, falsa, viziata. La sanità è business. 

«La medicina “ufficiale” è falsa ed è solo uno strumento di potere delle Multinazionali della Salute. Essa è incapace di curare le malattie, al massimo lenisce i sintomi apparenti spostandoli su altri organi e generando nuove malattie, che portano il paziente a un circolo vizioso di dipendenza dal sistema sanitario.»



È bastato un post su questo blog e un link sulla nostra pagina facebook, ed ecco una pioggia di commenti ad asserire, spiegare, fornire esempi, sfogare remore, raccontare verità.

Eccone uno:

«Io lavoro da più di 20 in area critica, ho espletato servizio in automedica per il 118 di Milano, ho preso parte a varie maxi emergenze. Mi sono dimesso da pubblica amministrazione ospedaliera. Ho girato il mondo praticando la professione infermieristica in UK, posso dire che la sanità è solo una macchina per fare soldi. Nessuna industria farmaceutica ha interesse nel guarire la gente in quanto andrebbe a loro discapito e non potrebbero vendere i loro veleni (farmaco dal greco "veleno", in inglese "drug"). (...) Siete abituati a sentire sempre belle bugie che vi mettono a tacere... È ora di cambiare sistema e fare rispettare il giuramento di Ippocrate.»
Davide (Infermiere)

E un altro:

«Faccio parte di quei medici di medicina alternativa che in Italia non viene riconosciuta, sto continuando i miei studi e sono un alieva del metodo del Dottor Hamer... sempre piú gente si rivolge ad un riequilibrio delle proprie energie... Sempre piú medici si stanno liberando del sistema e ci permettono e si permettono una collaborazione... voglio semplicemente dire Grazie.»
Carla (medico)

E un altro ancora:

«Sostengo in pieno. Anch'io medico, anch'io sulla stessa posizione. Farmaci utili come salvavita? 5. Basta con le lobby USA!!»
Eleonora (medico)


Si dice che una fonte non fa una notizia. Ma se più fonti riportano gli stessi fatti, allora la notizia è verosimilmente corretta.
Nell'era di Internet non si può più essere disinformati. Non si può più credere alle bugie.

E allora, come rendersi indipendenti dal sistema e individuare davvero le migliori soluzioni per i propri problemi? 

Il Metodo RQI® ideato dal Dr. Marco Fincati insegna a rendersi più consapevoli del proprio Essere e, quindi, più capaci di trovare da sé le soluzioni migliori o, se non altro, più capaci di valutare ciò che ci viene proposto dall'esterno. Una delle credenze che ci ha inculcato la nostra società è che noi abbiamo bisogno di «qualcuno» che si prenda cura di noi. La realtà è che ciascuno di noi ha già un sistema capace di ovviare al proprio stato di benessere: è la nostra mente inconscia. È la mente inconscia che regola la nostra pressione sanguigna, il nostro battito cardiaco, le nostre funzioni digestive, respiratorie, etc. É lei che «filtra» la nostra realtà e che ci fa percepire determinate emozioni, che a loro volta si ripercuotono in maniera positiva o negativa sulla nostra salute. Imparare a comunicare con l'inconscio è quindi il primo passo per prendere consapevolezza di sè e per cominciare a vivere in armonia con sé stessi. 

Denuncia ad Arezzo: l'Elettrosmog fa ammalare. Ma si può neutralizzare.

Notizia numero uno: è vero, l'elettrosmog fa ammalare. Sempre di più. Notizia numero due: con l'inquinamento elettromagnetico si può convivere. Niente allarmismi, dunque, ma cerchiamo di capire le cause, gli effetti e le possibili soluzioni.

Partiamo da un fatto di cronaca, uno dei tanti sui generis. 

La Sensibilità Chimica Multipla (MCS) è una delle “nuove” patologie dovute a un'esposizione eccessiva e prolungata alle frequenze nocive, quali quelle dei ripetitori. Ne sa qualcosa una donna di cinquanta anni di Talzano, che ha depositato un esposto querela alla Procura di Arezzo contro un colosso della telefonia. La sua casa infatti dista meno di 100 metri da un’antenna che irradia segnale ai cellulari e al wifi e che le crea numerosi disagi. La malattia - di cui soffre un numero sempre più alto di italiani - le sarebbe stata diagnosticata al Policlinico Umberto I di Roma. I sintomi tipici sono svenimenti, difficoltà respiratorie, cefalee ed eruzioni cutanee. La donna afferma che la sua vita è cambiata da quando la malattia si è manifestata: era un’insegnante ma è stata riformata perché non poteva lavorare a contatto con computer e cellulari. Non è al sicuro nemmeno a casa nonostante usi protezioni, mascherine e abbia schermato anche l’interno della sua abitazione. 

Insomma, quella che prima sembrava solo una “possibilità”, ora è stata accertata come veritiera: le onde generate da cellulari, wifi, antenne e ripetitori ci fanno davvero male. Perché? Perché le loro frequenze entrano in conflitto con quelle del corpo umano. In che modo? Per capirlo, dobbiamo spiegare come si comportano due onde quando si incontrano ed entrano in relazione tra loro. 

L'interferenza è quel fenomeno dovuto alla sovrapposizione, in un punto dello spazio, di due o più onde. Incontrandosi, è come se le onde si scambiassero “informazioni” sulle loro specifiche frequenze al fine di formare un'unica onda, frutto dell'addizione delle due frequenze iniziali. Se le due onde sono in fase, allora si sommeranno e l'intensità risultante sarà maggiore rispetto a quella di ogni singola intensità originaria. Si parla in questo caso di interferenza  costruttiva. Al contrario, se le due onde non sono in fase, allora tenderanno ad annullarsi a vicenda (si potrà arrivare addirittura a non verificare più alcun fenomeno ondulatorio). In tal caso si parla di interferenza distruttiva.

Come ci insegna la fisica quantistica, ogni atomo irradia energia e, di conseguenza, è caratterizzato da una frequenza. Anche il corpo umano ha le sue. E così, quando ci troviamo esposti a campi elettromagnetici la cui interferenza è per noi distruttiva, le nostre cellule sono sottoposte a un determinato tipo di stress: l'elettrosmog, appunto. Se lo stress è eccessivo e protratto nel tempo, ecco che può insorgere la malattia.

Come fare, dunque, per salvaguardare il nostro benessere? Poiché oggi non possiamo più rinunciare ai cellulari, né tanto meno evitare l'esposizione ad antenne o wifi, visto che non possiamo eliminare tutte le fonti di frequenze nocive per il nostro corpo, la soluzione è... aumentare le frequenze benefiche!
È quello che si prefigge di fare il Metodo RQI, attraverso tre “tipologie” di soluzioni diverse. Ad esempio, insegnandoci a mangiare in modo energeticamente equilibrato (e allora non si tratterà più di contare le calorie dei cibi, ma di guardare le loro “frequenze”). Oppure, attraverso le Biotecnologie Olistiche, che ci mettono a disposizione onde capaci di ripristinare l'armonia del nostro corpo. O ancora, attraverso la comunicazione con la nostra mente inconscia, la vera responsabile delle nostre risposte agli stimoli ambientali. 
E quando si parla di frequenze benefiche, non si deve pensare solo a uno strumento di “guarigione” da una malattia, ma anche (e soprattutto) a un aiuto per migliorare la qualità delle nostre vite. Perché se il corpo ha la giusta frequenza, allora il benessere coinvolgerà tutti gli aspetti della nostra esistenza: corpo e mente, salute, emozioni e relazioni con gli altri. 

Niente allarmismi, dunque. Ma solo più consapevolezza.

sabato 14 settembre 2013

Il monito di Balasso: "Chi vuole seriamente che scompaia il cancro? Il 'sistema' non vuole soluzioni."

In un video pubblicato sul suo canale youtube "Tele Balasso", che racchiude una spietata analisi sociologica del mondo dell'industria e della pubblicità, Natalino Balasso scimmiotta un anonimo rappresentante del "sistema" e ci avvisa: "Risolvere non serve al sistema, la soluzione dei problemi blocca il sistema. Quello che ci serve è rimediare al tuo problema solo temporaneamente così poi il problema si ripresenta e noi possiamo venderti un altro rimedio. E' l'economia, bellezza! Solo noi abbiamo il rimedio giusto per te!"




Lo scomodo comico "risvegliato" dall'inconfondibile accento veneto, pur avendo calcato i palchi di Zelig e Mai dire Grande Featello, non a caso è assente da tempo dalla tv generalista, e rimane visibile ormai solo in teatro e su internet.

Nello stesso video prima di spiattellare senza remore la sfacciataggine dell'industria dell'alcool, che con l'autorizzazione dello Stato promuove "soft-drink" agli adolescenti e poi  invita ipocritamente a "bere responsabilmente" e "non guidare ubriachi", il comico ci ricorda anche: "Chi vuole seriamente che scompaia il cancro? Se scompare il cancro addio medicinali, addio soldi per la ricerca, addio posti di lavoro. Il sistema non vuole soluzioni."

Rendersi indipendenti dal sistema e individuare davvero le migliori soluzioni per i propri problemi rappresenta l'obiettivo di base del Metodo RQI, il metodo originale e rivoluzionario ideato da un altro veneto "scomodo" e ironico, il Dr. Marco Fincati.


giovedì 5 settembre 2013

Lo sfogo di un chirurgo italiano: "La medicina ufficiale non cura... lenisce i sintomi generando nuove malattie"

«La medicina “ufficiale” è falsa ed è solo uno strumento di potere delle Multinazionali della Salute. Essa è incapace di curare le malattie, al massimo lenisce i sintomi apparenti spostandoli su altri organi e generando nuove malattie, che portano il paziente a un circolo vizioso di dipendenza dal sistema sanitario.»

La denuncia arriva nientemeno che da un chirurgo ortopedico con vent'anni d'esperienza, di cui quindici in ospedale. Lui è il dottor Giuseppe De Pace e la sua voce è uno sfogo nato da situazioni vissute in prima persona, durante l'esercizio della sua professione, e che lo hanno portato a riflettere sulla metodologia della medicina così come oggi noi la viviamo (e la subiamo). 


De Pace ha visto morire un bambino di undici anni, affetto da linfoma non-Hogkin, in seguito a una terapia che prevedeva la chemio. «La letteratura internazionale parla di sopravvivenza dell'80% con i nuovi protocolli chemioterapici. Notizia molto confortante anche per me che vivevo per la prima volta da vicino questa esperienza», racconta il dottore. Che poi aggiunge: «L'equivoco nasce dal fatto che se il paziente muore dopo un mese per insufficienza renale o epatica, superinfezioni, etc provocai chiaramente dalla chemio, per la statistica non è morto di linfoma!»

Lui è il dottor Giuseppe De Pace e il suo è uno sfogo, pubblicato in una lettera aperta sul web, nato da situazioni vissute in prima persona.

Questo perché la visione della malattia “ufficiale” (che poi è più giovane di quella “alternativa”, come l'agopuntura, ad esempio, che ha oltre 5000 anni di storia) tratta il corpo come sistema biochimico, dove a ogni causa segue una conseguenza (il sintomo). Il farmaco serve quindi ad eliminare il sintomo, senza tuttavia risalire alla causa. Come dice il dottor De Pace: «Il concetto di salute non è la non-malattia, come ritiene la medicina ufficiale, ma è un perfetto equilibrio tra mente e corpo.»

In sostanza, il corpo rimane malato, ma la malattia si sposta altrove. 

Prendiamo il caso della chemio, ad esempio. La chemioterapia distrugge il DNA di tutte le cellule che si dividono velocemente. Le cellule cancerogene si dividono rapidamente. Ma anche le cellule del sistema immunitario si dividono rapidamente! La chemio, in sostanza, distrugge anche l'unica cosa che può salvarci la vita! 


Altro dato interessante: la chemio non distruggerà mai il 100% delle cellule cancerogene. Al massimo potrà eliminare dal 60% all'80% (nel più ottimistico dei casi!) delle cellule cancerogene. Il “resto” del lavoro è svolto dal nostro sistema immunitario. 

Il bambino affetto da linfoma non-Hogkin morì. Egli è una delle tante vittime della medicina “ufficiale”. Infatti, secondo il Journal of the American Medical Association, le malattie iatrogene (le malattie dovute a terapie mediche) sono al terzo posto tra le cause di morte negli Stati Uniti. Più di 120.000 persone muoiono ogni anno a causa dei famosi “effetti collaterali” dei medicinali.

Lo scienziato e ricercatore Bruce Lipton spiega ancora meglio cosa siano questi effetti “collaterali”. «Ogni sostanza che immettiamo nel nostro corpo interagisce con determinate proteine “funzionali”, le quali possono determinare le funzioni di organi o distretti completamente diversi tra loro. Se prendiamo ad esempio una pastiglia per il cuore, i suoi principi attivi possono interagire  anche con il sistema nervoso centrale.» Se quindi la nostra pastiglia potrà alleviare i “sintomi” cardiaci, allo stesso tempo rischierà di inficiare determinate funzioni nervose.

Questo accade proprio perché la medicina “ufficiale” agisce a livello biochimico e non a livello biofisico. Grazie alla fisica quantistica (ma i cinesi ce lo avevano insegnato già 5000 anni fa!) oggi sappiamo che tutto è energia (negli articoli di questo blog lo abbiamo spiegato più volte) e – di conseguenza – la nostra salute dipende da un corretto equilibrio energetico. 


Questa è la visione olistica (e non allopatica), che vede l'uomo e ogni essere vivente nella sua totalità.


Il Metodo RQI (Riequilibrio quantico integrato) nasce proprio per offrire alle persone un approccio olistico al proprio stato di benessere. Così come l'acqua può presentarsi allo stato liquido o gassoso (vapore) o solido (ghiaccio), a secondo della quantità di “energia” presente nelle sue molecole, allo stesso l'uomo è visto come un soggetto costituito di materia, energia e spirito. La medicina “ufficiale” tratta l'uomo solo come qualcosa di materiale, di chimico, tra l'altro con un'attenzione sempre troppo miope: se hai un problema agli occhi, vai dall'oculista; 
se hai un problema al ginocchio, vai dall'ortopedico.

È la stessa conclusione a cui è giunto il dottore Giuseppe De Pace, che abbandonando la medicina “ufficiale” e testando su se stesso un approccio olistico, è guarito da alcune patologie croniche semplicemente riequilibrando il proprio sistema energetico:
«Sono stato operato un anno fa di lobectomia tiroidea per ipertiroidismo (!) e condannato, come d'altronde è la regola, a prendere l'Eutirox a vita. Nonostante seguissi scrupolosamente le indicazioni datemi, continuavo a soffrire di dolori muscolari agli arti e di astenia. Ho deciso di cambiare completamente la mia alimentazione (eliminando la carne e gran parte delle proteine animali, immettendo sostanze essenziali e non raffinate, combinando bene gli alimenti), ho eliminato completamente l'Eutirox e gli altri medicinali, rivolgendomi alle sostanze naturali. Il risultato è stato la scomparsa dei dolori muscolari e la normalizzazione dei valori ematici non solo tiroidei.»

Una cosa ci piace sottolinearla sempre: il corpo è una macchina perfetta, e dentro di sé è già programmato per auto-guarirsi. A noi è sufficiente solo metterlo nelle condizioni di farlo. Intossinarlo con farmaci chimici che rischiano di disequilibrarlo ulteriormente non è l'unica soluzione e nemmeno la più economica o efficace.