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giovedì 12 dicembre 2013

I cellulari sono cancerogeni: ecco le prove e come tutelarsi

In Internet gira un'immagine piuttosto provocatoria: quella di uno smartphone che reca sul dorso il simbolo del triangolo giallo indicante il pericolo radiazioni e la scritta – sulla falsariga dei messaggi che compaiono sui pacchetti di sigarette: “Il telefonino provoca il tumore al cervello”. 


La notizia non è nuova. Sono anni che gli esperti studiano gli effetti dei campi elettromagnetici generati dai nostri apparecchi cellulari, ma ora ci sono ben 66 studi epidemiologici che non lasciano dubbi: le radiazioni elettromagnetiche sono responsabili dell'aumento dei tumori al cervello nella popolazione umana. Lo confermano, tra l'altro, 21 esperti che lavorano per l'International Agency for Research on Cancer (l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) e l'Oms, l'Organizzazione Mondiale della Sanità.


I telefonini operano in una frequenza che varia da circa 800 a 2400 megahertz, la stessa utilizzata dai forni a microonde. La loro potenza è ovviamente molto inferiore, altrimenti ci ucciderebbero in pochi secondi, cuocendoci il cervello, ma è comunque sufficiente a scaldare la nostra materia grigia. In quella gamma di onde, le radiazioni prodotte sono radiazioni non ionizzanti o radiofrequenze, che possono causare danni al DNA delle cellule del corpo e incentivare la formazione di radicali liberi – notoriamente cancerogeni - all'interno delle stesse cellule.

Uno dei rischi più seri è lo sviluppo del glioma, un tipo di cancro dell'encefalo. Lo studio Interphone, svolto in 13 paesi, ha stimato che per aumentare considerevolmente l'insorgenza di questo tipo di tumore è sufficiente un'esposizione di più di 27 minuti al giorno alle radiazioni emesse da un cellulare in un arco di 10 anni.

La notizia buona è che bastano pochi e semplici accorgimenti per limitare i rischi. In media, un moderno smartphone emette circa 500 milliwatt di frequenza se tenuto all'orecchio. Se allontanato dal cranio di un solo centimetro, ne irradierà 400 milliwatt. E se allontanato da un palmo dalla testa (circa 20 centimetri), irradierà meno di 1 milliwatt al cervello: 500 volte meno. Gli auricolari a flio, limitando in maniera evidente il campo elettromagnetico prodotto dal telefono cellulare, sarebbero la soluzione migliore, da  preferire addirittura agli auricolari bluetooth, che sono comunque un'apparecchiatura elettronica. 

L'Università di Örebro, in uno studio coordinato dallo scienziato e ricercatore Lennart Hardell, ha inoltre evidenziato un effetto biologico importante: l'utilizzo di cellulari e di altri dispositivi wireless fa crescere il livello di transiretina, la proteina contenuta nel liquido cefalorachidiano che solitamente si innalza per difendere l'encefalo da fattori nocivi. Ciò dimostra che il cervello percepisce le radiazioni come dannose. Secondo l'università svedese, usare per più di 10 anni telefonini o apparecchi senza fili appoggiati sempre allo stesso orecchio moltiplica da tre fino a cinque volte e mezzo il rischio di ammalarsi di glioma.

I soggetti più a rischio sono i bambini e i ragazzi fino a 20 anni. Il loro cervello è ancora in fase di sviluppo ed è maggiormente suscettibile alle onde radio, sia per le dimensioni ridotte della loro testa, sia per le ossa del cranio più sottili. Inoltre, le cellule di un soggetto giovanissimo si moltiplicano più rapidamente e sono dunque più sensibili a danni nel DNA. 
A riguardo, l'associazione medica di Vienna raccomanda ai minori di 16 anni di non utilizzare il cellulare, mentre la città francese di Lione lo sconsiglia ai minori di 12 anni. 

Un altro scienziato americano, George Carlo, ha speso 27 milioni di dollari in tre anni di ricerche e ha notato che gli organi e i tessuti poco vascolarizzati, dove è più difficile la dissipazione del calore, sono quelli più sensibili agli effetti termici: gli occhi, il fegato, le ghiandole riproduttive, lo stomaco, la vescica e in generale gli organi con elevato contenuto d'acqua.
La ricerca di Carlo ha inoltre evidenziato che il cellulare può danneggiare le funzioni di rigenerazione del sangue, modificare i livelli di ormoni e abbassare la produzione di melatonina, l'ormone che regola i ritmi del sonno e che ha un ruolo fondamentale nel sistema immunitario.

Ma se i rischi sono così evidenti, perché se ne parla così raramente? Ormai la telefonia mobile è un affare da 40 miliardi di dollari l'anno e gli interessi economici sono tali che – per chi ne fa un business - la salute passa in secondo piano. Per fare un esempio, il numero di cellulari in Italia è oggi pari a circa 44 milioni, maggiore addirittura di quello delle automobili circolanti (erano 37 milioni nel 2010). 
Inoltre, a volte l'ignoranza dei governi gioca a sfavore.  
Una norma contenuta nel “decreto sviluppo” approvato dal Governo nello scorso ottobre ha innalzato del 70% i limiti degli impianti di telefonia mobile e del 30 per quelli di radio e tv. Sarà così possibile navigare in Internet con il proprio smartphone, ma questo porterà a una “necessaria invasione” di nuove antenne (pare verranno installati 15-20.000 nuovi impianti nei prossimi due anni). 
La notizia è assurda se si pensa che in Italia c'è già stata una sentenza in cui i giudici hanno dato credito allo studio del professor Hardell e riconosciuto la validità delle ricerche scientifiche che affermano il nesso tra utilizzo di cellulari e tumori. 
È vero: non si può fermare il progresso, ma se parlare al telefonino vogliamo davvero definirlo progresso, dovremmo spendere le nostre ricerche non solo per migliorare le funzioni dei nuovissimi smartphone, ma anche per comprendere come possiamo limitarne i possibili (ormai evidenti) rischi. 

Nel frattempo, quali soluzioni ci rimangono?
Potremmo elencarne alcune:
* Quando non si utilizza il cellulare, posizionarlo il più lontano possibile dalle parti del corpo maggiormente sensibili, ovvero la testa, il cuore e i genitali. Le donne potrebbero portarlo nella borsetta; gli uomini nella tasca posteriore dei pantaloni, in modo che i glutei possano fungere da “schermo”;
* Durante la chiamata, prediligere l'utilizzo di auricolari o del vivavoce;
* Evitare di muoversi durante una chiamata, poiché durante gli spostamenti geografici l'antenna del cellulare “lavora” di più;
* scegliere un telefonino che abbia un tasso di emissione/assorbimento elettromagnetico basso.

Il tasso di assorbimento elettromagnetico (SAR) indica la percentuale di energia elettromagnetica assorbita dal cervello umano quando questo viene esposto all'azione di un campo elettromagnetico a radiofrequenze. C'è uno studio (1) che ha analizzato centinaia di modelli attualmente sul mercato e secondo il quale Samsung sarebbe la marca che realizza cellulari con SAR più basso. Il famoso Galaxi S III vanta un ottimo 0,52 W/Kg, mentre un iPhone 5 ha un valore quasi doppio (0,90 W/Kg).

Tutto qui?

Ci sarebbe anche un'altra soluzione. Quella di trasmutare la risposta del nostro corpo alle radiazioni elettromagnetiche, affinché il nostro corpo non le riconosca più come nocive, e perciò non attivi la modalità “lotta e fuggi”, quella che fa andare in stress e che ci causa ogni genere di malattia. Fantascienza?
No, psicologia quantistica. Lo scienziato americano Bruce Lipton ci insegna che la nostra biologia risponde agli ordini che derivano dalle nostre credenze. Sono le credenze radicate nel nostro inconscio a dettare al nostro corpo le risposte fisiologiche da attuare. Partendo proprio dai presupposti scientifici della scuola di Lipton, dai principi della fisica quantistica e delle psicologie quantistiche, il dr Marco Fincati è riuscito a elaborare un Metodo (definito "del Riequilibrio Quantico Integrato" o "Metodo RQI") per tradurre tutto ciò in un risultato possibile: cambiare le credenze della mente per cambiare le risposte del corpo. I più scettici hanno assistito dal vivo, durante i suoi corsi, a come questo sia possibile anche in soli pochi minuti (e verificabile attraverso un test muscolare). 
Usando un paragone un po' azzardato ma che rende bene l'idea: così come gli yogin indiani sanno camminare sui carboni ardenti senza scottarsi i piedi, anche voi potreste imparare a utilizzare il cellulare e la tecnologia wi-fi con minori conseguenze per la vostra salute.

Fonti:

http://www.elettrosmogtex.com/pdf/manuale.pdf